La musica può farci sperimentare una grande varietà di emozioni che, talvolta, sono accompagnate da brividi e “pelle d’oca”. In gergo tecnico, si parla di “frisson” o di “aesthetic chills”, ossia “brividi estetici“.
La musica è il canale che più frequentemente ci fa provare brividi di piacere e, solitamente, sono sensazioni che coinvolgono il collo e le braccia (Harrison, L. & Loui, P., 2014).
Anche altri stimoli non musicali, come film, opere d’arte, gusti e sensazioni tattili possono provocare emozioni a cui si associa un’attivazione psicofisiologica, di cui i brividi estetici sono appunto una manifestazione; i nostri stessi ricordi possono suscitare i cosiddetti “mental chills”, ossia brividi indotti dal mero recupero di ricordi piacevoli (Grewe, O. et al., 2010).
Cosa ci dice la scienza sui brividi indotti dalla musica?
Mentre siamo ad un concerto non ci mettiamo sicuramente a pensare alla scienza che sta dietro la nostra pelle d’oca, ma alcuni scienziati hanno portato questi fenomeni in laboratorio per vedere quali strutture del nostro sistema nervoso centrale possano spiegarci le loro origini.
Studi di neuroimaging hanno mostrato come l’esperienza dei brividi di piacere sia collegata ad una maggiore attività delle aree che fanno parte del circuito della ricompensa (Blood, A. J. & Zatorre, R. J., 2001), ossia quelle aree cerebrali profonde responsabili della nostra motivazione, di alcuni tipi di apprendimento e delle emozioni collegate al piacere, come la gioia e l’euforia.
L’aspetto legato alle emozioni è particolarmente rilevante per l’argomento di cui parlo qui oggi. Infatti nel circuito della ricompensa troviamo molti neuroni dopaminergici, ossia che producono dopamina. Ebbene, mentre stiamo ascoltando dei brani musicali che ci piacciono, aumenta il livello di dopamina nel corpo striato, struttura che insieme ad altre fa parte del circuito della ricompensa: se noi sperimentiamo un’emozione molto forte ed intensa, essa si può manifestare sulla nostra pelle sotto forma di brivido.
Come mai alcune persone provano più frequentemente di altre i “brividi estetici”?
In linea di massima, le persone che non presentano danni alle aree a cui accennavo, provano piacere ascoltando brani musicali che corrispondono ai propri gusti e possono sperimentare i brividi estetici in condizioni di forte gradimento ed emozione.
La ricerca scientifica aggiunge ancora un pezzo a queste informazioni: infatti, è stato visto che le persone che più frequentemente rispetto alla norma sperimentano brividi indotti dalla musica, mostrano un maggior numero di connessioni cerebrali tra le aree del circuito della ricompensa e la corteccia uditiva, parte della corteccia cerebrale che si occupa dell’elaborazione dei suoni.
La musica agisce come una ricompensa per il nostro sistema nervoso: il piacere che ne traiamo, conduce al rilascio di dopamina e, dunque, ad emozioni più o meno forti che possono tradursi o meno in pelle d’oca.
Per alcune persone, le sensazioni che conducono ai brividi estetici sono più intense e più frequenti. È probabile che le differenze tra persone siano dovute alle diverse dimensioni delle aree coinvolte ed alla differenza nei collegamenti tra esse.
Avete letto bene: “diverse dimensioni”. Per quanto il nostro cervello abbia una struttura pressoché uguale in tutti gli appartenenti al genere umano, le varie componenti possono avere dimensioni diverse, un funzionamento per alcuni aspetti differente, quantità diverse di sostanze in circolo… Insomma: ogni cervello è in qualche modo a sé.
Il ruolo del corpo striato
Il corpo striato è una delle strutture cerebrali che fa parte del circuito della ricompensa ed è dunque coinvolto in prima linea in questo processo che permette alla musica e ad altri stimoli di agire per noi come una ricompensa e come una fonte di piacere.
Addentrandoci leggermente nell’anatomia del corpo striato (rappresentato in figura), esso può essere diviso in due parti con funzioni diverse tra loro:
- Lo striato dorsale: sembra che qui la dopamina aumenti considerevolmente alcuni secondi prima del momento di massimo piacere;
- Lo striato ventrale: qui, invece, la dopamina aumenta proprio durante il momento di culmine del piacere. Tra le strutture che compongono lo striato ventrale è presente il Nucleus Accumbens, coinvolto nell’elaborazione delle emozioni.

L’attivazione di queste aree dello striato non è uguale per tutti. Infatti, essa sarà maggiore nelle persone che hanno una più alta sensibilità alla musica come ricompensa (Customero et al., 2013).
Le differenze individuali relative a questa sensibilità dipendono sia dalle dimensioni dello striato che dalle abilità musicali che permettono di discriminare pitch differenti. La mia cultura musicale non è così forte da permettermi di spiegarvi in maniera esatta cosa sia il pitch, per cui vi rimando alla pagina di Wikipedia per una definizione.
Ad ogni modo, i musicisti solitamente hanno una migliore capacità di discriminare pitch differenti e questa abilità è collegata con la loro tendenza a ricercare attivamente piacere dalla musica; in altre parole, hanno un’alta sensibilità alla musica come ricompensa.
Tutte queste differenze insieme ci permettono di capire come mai la musica, grazie alle emozioni che ci suscita, ci fa venire la pelle d’oca e da dove derivano le differenze tra persone, relativamente a questo fenomeno.
In questo articolo, ho posto un particolare accento sul ruolo delle emozioni in questo complesso fenomeno, ma alcuni studi hanno osservato come nella generazione del “brivido estetico” siano coinvolti anche aspetti cognitivi.
Conclusioni
Le emozioni di piacere suscitate dalla musica permettono il rilascio di dopamina; se le emozioni sono particolarmente intense, il gran rilascio di dopamina può causare i brividi che pervadono prevalentemente collo e braccia.
Le persone che sperimentano più di altre i cosiddetti “brividi estetici” durante l’ascolto della musica che più apprezzano, hanno probabilmente una maggiore attivazione del circuito della ricompensa e maggiori connessioni tra questo circuito e la corteccia uditiva.
Un altro elemento che genera differenze tra individui sono le differenti abilità musicali possedute. Tutte queste differenze condurranno a differenti sensibilità alla musica come ricompensa e dunque ad una attivazione psicofisiologica (di cui i brividi sono un’espressione) differente.
A questo punto abbiamo smontato sufficientemente il romanticismo che sta dietro la pelle d’oca che sperimentiamo quando ascoltiamo il nostro artista preferito.
Bibliografia
- Harrison, L., Loui, P. (2014), “Thrills, chills, frissons, and skin orgasms: Toward an integrative model of transcendent psychophysiological experiences in music.” Frontiers in Psychology, 5: 790.
- Grewe, O., Katzur, B., Kopiez, R., & Altenmüller, E. (2010). “Chills in different sensory domains: Frisson elicited by acoustical, visual, tactile and gustatory stimuli.” Psychology of Music: 1-20.
- Blood, A. J., Zatorre, R. J. (2001). “Intensely pleasurable responses to music correlate with activity in brain regions implicated in reward and emotion. Proceedings of the National Academy of Sciences, USA, 98, 11818–11823.
- Costumero, V., Barros-Loscertales, A., Bustamante, J. C., Ventura-Campos, N., Fuentes, P., Avila, C. (2013). “Reward sensitivity modulates connectivity among reward brain areas during processing of anticipatory reward cues.” The European Journal of Neuroscience, 38: 2399–2407.
Le nostre emozioni provengono dal rilascio di sostanze chimiche (ormoni) che avviene nel nostro corpo, di fronte a stimoli esterni ma anche interni e dal flusso di correnti elettriche. Chimica ed elettricità , ossia la materia, sono alla base della formazione delle emozioni. Nessuna entità esterna muove la nostra sensibilità: tutto proviene dal nostro corpo, anche la nostra anima.