Il mind-wandering: la naturale tendenza della mente

Scritto da Cristina Di Nardo

5 Gennaio 2021

Ultimo aggiornamento il 16 Dicembre 2023

Scritto da Cristina Di Nardo

5 Gennaio 2021

Ultimo aggiornamento il 16 Dicembre 2023

Vi è mai capitato, passeggiando o guidando, di perdervi nei vostri pensieri e non prestare attenzione al tragitto che state compiendo? Un momento prima mancano ancora 30km all’uscita della tangenziale che vi condurrà a casa, un momento dopo per poco non ve la perdete con il problema di finire chissà dove. Questo è un esempio di mind-wandering.

Cos’è il mind-wandering?

Mind-wandering (“mīnd-‘wändəriNG”- Inglese)

Tendenza naturale della mente a vagare e spostare l’attenzione da un argomento all’altro nell’arco di poco tempo

La mente umana vaga per la maggior parte del tempo, pensa ad eventi del passato o ad ipotetiche situazioni del futuro, che potenzialmente potrebbero non verificarsi mai. Questa naturale funzione della nostra mente è sicuramente un traguardo dell’evoluzione umana, in quanto ci permette di pianificare, apprendere, ipotizzare, immaginare, sognare ad occhi aperti…

Ma quali sono i costi emotivi, se cominciamo ad avere la sensazione che la nostra mente sia incontrollabile? Una mente che vaga molto può diventare una mente infelice: pensare eccessivamente a situazioni del passato, ormai immodificabili, o viaggiare tanto nel futuro, pensando ad eventi che potenzialmente potrebbero non verificarsi mai, può renderci infelici.

Parlando di svantaggi pratici, pensiamo di dover preparare un esame universitario, o di dover leggere una relazione di lavoro urgentemente: quanto tempo può farci perdere una “mente che vaga” troppo, se ci troviamo a dover rileggere lo stesso paragrafo più e più volte perché siamo costantemente distratti da altri pensieri? Potremmo non riuscire a studiare a sufficienza per il nostro esame e dunque non riuscire ad ottenere il voto che speravamo, o potremmo sentirci/apparire improduttivi sul lavoro. Per non parlare delle conseguenze emotive che possono seguire a queste situazioni e della stanchezza che potremmo sperimentare.

Alcuni studiosi hanno osservato che quando stiamo sperimentando emozioni negative, tendiamo ad incrementare il nostro mind-wandering, ossia il rapido passaggio da un pensiero all’altro. Tuttavia, in uno studio del 2010 apparso su Science gli autori hanno visto come nel loro campione il mind-wandering fosse la causa stessa delle emozioni negative sperimentate dalle persone che partecipavano al loro studio.

In sostanza: per quanto sia assodato che mentre proviamo emozioni negative abbiamo la tendenza a passare velocemente da un pensiero all’altro, è stato rilevato che in alcuni casi il mind-wandering stesso può provocare la comparsa di emozioni negative.

Il vagabondaggio (wandering) della mente è qualcosa di naturale: la nostra mente è fatta così, sa passare molto bene da un pensiero all’altro se la lasciamo libera di fare. All’inizio dell’articolo, facevo l’esempio della guida, ma in generale le attività che noi eseguiamo in maniera automatica, lasciano libera una buona parte delle nostre energie mentali che può quindi essere occupata dalla nostra mente come meglio preferisce, ossia per vagare liberamente.

Inoltre, non è necessario compiere attivamente qualche azione perché la nostra mente cominci a vagare: può capitarci mentre siamo in metro, prima di addormentarci, mentre stiamo ascoltando una persona particolarmente noiosa o quando non siamo interessati a ciò che ci accade intorno.

In altre parole, indipendentemente da ciò che stiamo facendo, la nostra mente è spesso impegnata anche in questa attività di vagabondaggio libero tra i pensieri. Naturalmente, più l’attività primaria che stiamo svolgendo è impegnativa, più il mind-wandering ci provocherà delle difficoltà: è molto difficile, ad esempio, rimanere concentrati su una lettura impegnativa se nello stesso tempo si pensa ad altro.

Quando il vagabondaggio tra i pensieri non è più libero, ma diventa in qualche modo controllato e direzionato da noi, si va verso altri processi di pensiero che prendono nomi diversi a seconda delle loro funzioni, ma di cui non parlerò nello specifico in questo articolo.

L’attività mentale, come qualunque altra attività che coinvolge il nostro corpo, provoca un dispendio di energie. Ad esempio, quando siamo particolarmente preoccupati e continuiamo ad affrontare mentalmente i nostri dubbi, potremmo arrivare a fine giornata stremati, a causa del lavorìo mentale che si è aggiunto alle nostre tipiche attività quotidiane.

Come ridurre il mind-wandering e le sue possibili conseguenze negative?

Sono stati suggeriti diversi metodi attraverso i quali è possibile ridurre il mind-wandering e, di conseguenza, le sue possibili conseguenze negative sull’umore e la produttività (Smallwood & Schooler, 2015); di seguito vi elenco i principali.

1. Training di mindfulness

L’abilità di rimanere nel presente, nel “qui ed ora”, pensando alle situazioni che si stanno svolgendo nel momento attuale, ci permette di direzionare la nostra attenzione verso ciò che ci sta accadendo. Se il nostro mind-wandering ci conduce a sperimentare emozioni negative o verso pensieri che ci fanno soffrire, alcune tecniche possono aiutarci a capire come rimanere nel “qui ed ora” ed a raggiungere uno stato d’animo più sereno.

Diversi studi hanno dimostrato come i training di mindfulness possano portare ad una riduzione del tempo occupato dal mind-wandering e, come conseguenza, ad un incremento delle capacità di attenzione e ad un miglioramento nelle performance che richiedono il coinvolgimento della working memory (Smallwood & Schoooler, 2015). Per fare un esempio un po’ più pratico, un breve esercizio di focalizzazione sul proprio respiro, può ridurre gli errori di distrazione in semplici compiti di vigilanza attentiva (Mrazek et al., 2012b).

2. Monitoraggio regolare del contenuto dei propri pensieri

Alcuni studi suggeriscono che il regolare monitoraggio dei contenuti della propria mente possa permettere di ridurre gli episodi di mind-wandering.

Per quanto siano sicuramente necessari ulteriori studi, fare regolarmente il punto della situazione tra i propri pensieri per verificare se sia in atto questa sorta di vagabondaggio che abbiamo chiamato mind-wandering, può aiutare a ridurne gli effetti distruttivi.

3. Tenersi impegnati in attività coinvolgenti

Tra i vari metodi proposti, il tenersi occupati in attività in qualche modo per noi coinvolgenti risulta essere il migliore.

Il tipo di attività che allontana dal mind-wandering è sicuramente diverso da persona a persona, e da scegliere sulla base dei propri interessi ed attitudini. Si possono prendere in considerazione attività come la lettura, il giardinaggio, l’attività fisica, la pittura, o qualunque attività che abbia per noi un significato e riesca a coinvolgerci.

Conclusioni

Nel corso di questo articolo abbiamo visto da vicino che cos’è il mind-wandering e quali sono i possibili costi legati ad un eccessivo vagabondaggio tra i pensieri. Quando il mind-wandering occupa molto tempo e ci conduce ad ansia ed altre emozioni per noi negative, possiamo utilizzare diversi metodi per facilitare la sua riduzione e tornare ad uno stato di serenità: tra questi, gli studi ci suggeriscono che i più efficaci sono i training di mindfulness, l’aumento della consapevolezza riguardo i propri pensieri ed il coinvolgimento in attività.

Bibliografia

Killingsworth, M.A., Gilbert, D. T. (2010), “A wandering mind is an unhappy mind”, Science, Vol. 330, Issue 6006: 932.

Smallwoos, J., Schooler, J.W. (2015), “The science of mind wandering: empirically navigating the stream of consciousness”, Annual Review of Psychology, Vol. 66: 487-518.

Mrazek, M.D., Smallwood, J., Schooler, J.W. (2012b), “Mindfulness and mind-wandering: finding convergence through opposing constructs”, Emotion, 12(3): 442-448.

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