Quali sono gli effetti della depressione perinatale della madre sul bambino?

Scritto da Cristina Di Nardo

29 Giugno 2021

Ultimo aggiornamento il 16 Dicembre 2023

Scritto da Cristina Di Nardo

29 Giugno 2021

Ultimo aggiornamento il 16 Dicembre 2023

Durante la gravidanza e nel periodo post-parto, la donna va incontro a notevoli modificazioni legate al corpo, alla propria identità ed al nuovo ruolo che la attende, che conducono a cambiamenti dell’umore, con possibilità di sviluppare episodi depressivi. A differenza di qualche anno fa, oggi non si parla più solamente di “depressione post-partum”, ma questi episodi depressivi ricadono sotto il termine di “depressione peripartum”, o “perinatale”, per la possibilità che essi si presentino non solo nel post-parto, ma già durante il periodo della gravidanza.

La depressione perinatale è un disturbo che può colpire entrambi i sessi: anche gli uomini vanno incontro a dei cambiamenti, hanno bisogno di riadattare il proprio ruolo, effettuare delle modifiche alla propria vita in qualità di neo-genitori e, per queste ragioni, possono manifestare sintomi depressivi. Tuttavia, in questo articolo mi focalizzo unicamente sugli effetti della depressione perinatale della madre sul bambino ed in particolar modo degli effetti a livello di strutture cerebrali.

L’importanza del benessere della madre

foto in bianco e nero di bambino molto piccolo sorridente, parzialmente coperto, su un letto

La gravidanza ed il periodo post-parto sono momenti della vita di una donna caratterizzati da un miscuglio di emozioni e sensazioni: si possono provare felicità, soddisfazione, serenità, ma allo stesso tempo ansia, preoccupazione, tristezza, paura e angoscia. Non c’è un modo “giusto” di sentirsi, ma è fuor di dubbio che i cambiamenti a cui si va incontro con la gravidanza possono essere molto intensi e significativi.

Molti studi hanno evidenziato come il benessere emotivo della madre influenzi il benessere e lo sviluppo del bambino, ma in che modo?

Le strutture neurali del bambino sono uno dei modi in cui si manifestano queste influenze; ad esempio, sono state osservate delle diversità nelle strutture cerebrali coinvolte nella risposta ad eventi stressanti e nell’elaborazione delle emozioni a valenza negativa, ossia quelle emozioni che risultano spiacevoli da provare, come ad esempio la tristezza, la vergogna, la malinconia…

Tra le aree cerebrali coinvolte in questi processi troviamo sicuramente l’amigdala, struttura cerebrale sempre più studiata negli ultimi anni, anche nel delicato ambito della depressione perinatale.

Cosa fa l’amigdala?

L’amigdala è una piccola struttura a forma di mandorla (in greco antico, la parola “amigdala” indicava proprio una mandorla) presente nel lobo temporale del nostro cervello.

Come si può vedere dall’immagine, è una struttura molto profonda ed è molto importante, nonostante le piccole dimensioni, poiché è coinvolta sia nell’elaborazione delle emozioni che nei processi legati alla memoria. Già da queste poche informazioni, è chiaro che le sue funzioni siano di fondamentale importanza!

Una delle funzioni principali di questo piccolo organo è quella di valutare gli stimoli che provengono dall’ambiente esterno per poter attivare o meno la risposta di “attacco o fuga”, tipicamente legata alla paura. L’amigdala ha quindi un ruolo fondamentale nella gestione della paura, per quanto sia coinvolta in generale nell’elaborazione delle diverse emozioni.

La paura è sicuramente una delle emozioni a valenza negativa a cui accennavo poco sopra, ossia una delle emozioni che non è propriamente piacevole sperimentare; inoltre, l’amigdala è una tra le strutture che può subire delle modificazioni nel bambino che si trova in relazione con una madre che sta attraversando un episodio depressivo.

Come cambia l’amigdala dei bambini con madre depressa?

Alcuni studi hanno dimostrato che la parte destra dell’amigdala di bambini con madri affette da depressione può essere di dimensioni maggiori rispetto a quella di altri bambini; date queste evidenze, è stato ipotizzato che le differenze nelle dimensioni siano dovute al fatto che il bambino con madre depressa può sviluppare una maggiore propensione a porre l’attenzione verso stimoli negativi (Negative Attentional Bias). In altre parole, il bambino tenderà a dirigere maggiormente la propria attenzione su stimoli, eventi, episodi negativi, rispetto a bambini che non hanno avuto le prime esperienze di relazione con una madre caratterizzata da sintomi depressivi.

Le modifiche della struttura cerebrale, come accade ad esempio nel caso dell’amigdala, non rimangono solo delle piccole differenze non visibili dall’esterno, ma si riflettono in meccanismi di pensiero particolari che ci mostrano come il bambino riesca ad adattarsi a quanto accade nell’ambiente in cui cresce. In sostanza, non è possibile considerare queste differenze strutturali come qualcosa dettato dal caso e senza ripercussioni osservabili; al contrario, ci sono degli aspetti che emergono nella vita di tutti i giorni, fin dall’infanzia, nei pensieri, nelle emozioni e nei comportamenti dei bambini che si sono adattati ad una particolare condizione esterna.

Cosa può fare la differenza?

Per quanto gli studi evidenzino la possibilità che le strutture cerebrali dei bambini possano subire delle modifiche, non tutte le situazioni sono uguali!

Lo sviluppo di ogni bambino è a sé ed ogni bambino si può adattare alle diverse situazioni nel modo migliore per lui in quel momento ed in quel contesto. Ciò significa che le conseguenze della depressione materna influiscono sul bambino in diversa misura sulla base di un gran numero di variabili: oltre alle caratteristiche peculiari del bambino, hanno un ruolo rilevante, ad esempio, il tipo di ambiente in cui il bambino cresce e le modalità attraverso le quali altre figure si inseriscono nella vita del bambino. La presenza di una o più figure che aiutano e supportano la madre, che siano della famiglia o esterne, possono acquisire una grande importanza nello sviluppo del bambino.

Le stime indicano che circa il 10-15% delle neo-mamme va incontro a depressione perinatale: non è una percentuale trascurabile, visti gli effetti sia sulla madre che sulla prole. Per questa ragione, è importante ed utile ricordare che le madri non sono sole nel loro percorso e hanno la possibilità di richiedere un supporto psicologico in qualsiasi momento. Il timore di sentirsi delle cattive madri, o di essere giudicate tali dagli altri, può frapporsi tra una neo-mamma ed una richiesta di aiuto psicologico: questi pensieri e sentimenti, del tutto normali, potranno essere affrontati con la giusta attenzione insieme alle difficoltà ed ai sintomi sperimentati nei mesi della gravidanza e del post-parto.

La depressione perinatale in numeri

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Donne che sperimentano depressione perinatale nel mondo

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Donne con episodi depressivi durante la gravidanza, in Italia

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Donne con episodi depressivi post-partum, in Italia

Fonte dei dati: Cena et al., 2020. I dati relativi alla popolazione italiana fanno riferimento a quanto emerso nel loro studio. È necessario tenere presente che i dati possono cambiare negli anni, a seconda degli strumenti usati per la rilevazione del disturbo e di caratteristiche specifiche del campione utilizzato.

Un destino segnato? Il ruolo della resilienza

È noto che i bambini risentano dello stato depressivo della madre e che vi siano per loro delle conseguenze a livello di salute mentale: una grande mole di studi evidenzia come vi siano una maggiore propensione a soffrire di psicopatologie nel corso degli anni successivi e a manifestare alterazioni dell’attivazione neurale, risposte patologiche allo stress e difficoltà nella regolazione delle emozioni.

Ma cosa sappiamo delle capacità di adattamento dei bambini? Forse ancora troppo poco.

Ad ogni modo, dobbiamo prendere in considerazione alcune ipotesi che mostrano come la resilienza sia una caratteristica molto importante per i bambini di madri affetti da depressione perinatale.

Oggi si sente parlare molto di resilienza e sono state date molte definizioni di questo concetto, ma una che mi sembra calzare con l’argomento è quella offerta da Masten (2014a, 2014b):

La resilienza è la capacità di adattarsi con successo alle difficoltà che minacciano la sopravvivenza, il funzionamento e lo sviluppo.

Quindi, se da un lato l’effetto della depressione perinatale materna può condurre ad una relazione particolare con conseguenze negative a livello cerebrale, le capacità di resilienza possono portare a delle modificazioni in senso opposto e quindi condurre il bambino ad un impegno attivo nella ricerca di un rapporto con la madre, o con altre persone presenti nel proprio ambiente di vita (padri, nonni, mentori, o altre figure).

La resilienza dei bambini è una capacità molto importante che ci mostra come non si possa parlare di un “destino segnato”.

Gli interventi precoci nei confronti delle madri affette da depressione perinatale, affiancati da interventi altrettanto precoci verso i bambini e le loro risorse possono andare di pari passo, accomunati dal fine comune di promuovere il benessere sia della madre che del bambino, avendo cura della delicata relazione che si instaura e delle altre figure presenti che possono intervenire e dare il loro contributo.

Bibliografia completa

  • Cena, L., Mirabella, F., Palumbo, G., Gigantesco, A., Trainini, A., Stefana, A., “Prevalence of maternal antenatal and postnatal depression and their association with sociodemographic and socioeconomic factors: A multicentre study in Italy”, Journal of Affective Disorders 279 (2021): 217–221.
  • Masten A. S., “Global perspectives on resilience in children and youth”. Child Development, 2014a; 85(1):6–20.
  • Masten A. S., “Ordinary magic: Resilience in development”. New York: Guilford Press; 2014b.
  • Madsen, S.A., “Men and perinatal depression”, Trends in Urology & Men’s Health, Marzo-Aprile 2019.
  • Priel, A., Djalovski, A., Zagoory-Sharon, O., Feldman, R., “Maternal depression impacts child psychopathology across the first decade of life: Oxytocin and synchrony as markers of resilience”, J Child Psychol Psychiatry, 2019 Jan; 60(1):30-42.
  • Wen, D.J., Poh, J.S., Ni, S.N., Chong, Y-S., Chen, H., Kwek, K., Shek, L.P., Gluckman, P.D., Fortier, M.V., Meaney, M. J., Qiu, A., “Influences of prenatal and postnatal maternal depression on amygdala volume and microstructure in young children”, Transl Psychiatry (2017) 7, e1103.

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